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Un Expert Panel per trasformare l'Europa

Data: 23/02/2011

Una cultura dell'innovazione sostenibile rivolta a giovani e Pmi è il menu preparato dalla Commissione europea per modernizzarsi senza disconoscere le proprie radici né chiudersi. Pileri: primi risultati entro un anno.

Leo Sorge


17 Febbraio 2011


Terminata la predominanza dell'era industriale, presente e futuro sono nei servizi, erogati attraverso una nuova imprenditoria di Pmi composte da giovani che portino ovunque il cambiamento.

In tema di modernizzazione l'Europa fa sul serio, proponendosi di risolvere l'integrazione di vecchio e nuovo mondo da un punto di vista realmente sociale ed integrato nel territorio con un approccio solido e già pronto.

Analisi, strumenti, casi di successo e modalità di distribuzione sull'interro territorio del Vecchio Continente sono analizzati a Roma il 17 e 18 febbraio, nell'ambito dell'evento “The transformative Power of Service Innovation”.

La conferenza di Roma è l'evento finale dei lavori svolti dall'Expert Panel on Innovation Service in the Ue, con esplicito riferimento alla sfida Europa 2020.

Ai venti esperti del panel è stato chiesto di fornire strategie, esempi e linee-guida per il riuso dell'esperienza per rinnovare i servizi all'interno di un'Europa post-industriale.

«Le esperienze che presentiamo alla Conferenza sono immediatamente applicabili e i risultati si vedranno entro un anno» ha detto Stefano Pileri (nella foto) presidente di Csit (Confindustria Servizi Innovativi e Tecnologici) e rappresentante italiano all'interno dell'Expert Panel.

Per le sfide dell'immediato e del futuro c'è la necessità di puntare su una nuova definizione e diffusione della conoscenza, non limitandola solo all'Ict o alla tecnologia ma vedendola nel forte quadro di sostenibilità, innovazione ed inclusività attuato tramite servizi ripensati ed integrati.
Per essere vincente la trasformazione, come mostrano dei casi chiari, deve quindi puntare sui servizi.

«Il Regno Unito, che pure ha il petrolio, non è più un Paese eminentemente industriale - ha notato Lucio Battistotti, direttore della Rappresentanza italiana della Commissione europea - ed esporta servizi, per esempio finanziari».

Da questa esigenza sono scaturite le linee guida della strategia. «Due sono state le scelte principali - ha detto Allan Mayo, coordinatore del panel in audioconferenza da Londra - portare l'industria verso il modello dei servizi e i servizi verso un nuovo concetto di assistenza ed energia».

Entrambe le scelte richiedono un lavoro lungo e difficile, ancor di più nel mosaico europeo. «Le nostre raccomandazioni sono rapidità e coordinamento - ha proseguito Mayo - rapidità delle istituzioni europee nello spingere su questi ed altri demonstrators, coordinamento politico per i vari livelli di governo: europeo, nazionale e regionale».

I lavori del panel sono partiti dalla situazione complessiva europea, con le sue disomogeneità produttive, occupazionali e amministrative. Senza fare esplicito riferimento, certamente c'è stato un confronto con altre macro-aree mondiali.

La situazione è stata considerata alla luce di tre concetti essenziali della strategia 2020, ovvero sostenibilità, innovazione ed inclusività, per estrarre un numero corposo ma gestibile di knowledge-intensive services, i Kis.

La classificazione Eurostat considera servizi Kis quelli negli ambiti di ricerca e sviluppo, istruzione, attività culturali e ricreative, attività professionali, attività immobiliari, noleggio, poste e telecom, trasporto aereo e d'acqua ed ovviamente l'Ict. Con queste premesse sono stati cercate in tutta l'Europa dei
Quindici delle attività molto articolate per struttura ed enti coinvolti, già attive con successo e che fossero replicabili altrove.

Di questi casi di successo, definiti “demonstrator”, ne sono stati presentati alcuni per ciascun Paese dei 15, con un raccolto complessivo di una quarantina di casi, tutti raccolti in un libro.

Nel 2009 il Pil europeo è stato composto al 49% dai Kis, con una crescita 2000-2009 pari al 29% se globale e del 42% per i Kis.

Sempre nel decennio 2000-2009 l'occupazione nell'Europa a 27 è salita dell'8% complessivamente e del 27% nei Kis, con il boom in Spagna (+22%, +45%) ma un ottimo risultato italiano (+10%, +29%) soprattutto nell'universo femminile (+20%, +36%), laddove la Francia va in controtendenza (+17% , solo +7%). Interessanti anche i dati nella fascia 15-39 anni, dove la Spagna è sempre eccellente nelle percentuali, con un +22% totale e addirittura +34% nei Kis. E nelle grandi nazioni europee i giovani impiegati nei Kis sono sempre oltre il 50%.


Potete continuare a leggere l' articolo sul sito riportato di seguito.

Sito web: http://www.europarlamento24.eu/01NET/HP/0,1254,76_ART_1333,00.html


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