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Internet e le nuove regole sull'Iva per l'editoria

Data: 23/02/2011

La Commissione vorrebbe equiparare i tassi dell'Iva dei giornali cartacei a quelli (più alti) delle testate elettroniche, ma non è contraria a misure di sostegno pubblico all'editoria. La posizione dell'Enpa e lo snodo Apple.

E.B.


15 Febbraio 2011


Momento difficile per la carta stampata, dopo che sono coincise la crisi economica e quella del modello di business provocando dissesti e problemi.

Ebbene ai travagli più importanti se ne aggiungono di nuovi ed ora entrano in gioco anche le regole europee: in particolare, il loro impatto sulle più innovative opzioni dell'era digitale.

Due i fronti chiave. Dopo le proteste e l'interessamento delle authority antitrust di Belgio e Francia, l'attualità della cronaca continentale racconta come sia diventata una battaglia dell'Enpa (European Newspaper Publishers Association), in primo luogo, quella per non subire la posizione dominante di Apple sul terreno della distribuzione dei contenuti su iPad.

Altro tema critico e contraddittorio, quello dell'entità dell'Iva per il settore. Sul tema Apple, la posizione ufficiale dell'associazione è che “gli editori dovrebbero potere offrire ai lettori vari sistemi di pagamento, liberi di negoziare sui possibili livelli di prezzo delle proprie pubblicazioni in formato digitale”.

Si lotta dunque, come già raccontato da Europarlamento24 nel servizio dedicato ai casi francese e belga, ma ora sempre più a livello europeo, contro la regola del 30%, invariabilmente richiesto ai content provider della carta stampata dalla società di Cupertino e si cerca inoltre di mantenere il controllo diretto sui propri abbonati/clienti.

L'altro fronte caldo su cui l'Enpa è molto seriamente impegnata è quello che concerne l'Iva da pagare agli stati nazionali. La Commissione europea ritiene legittima, su questo versante, un'equiparazione dell'imposta pagata dai giornali cartacei a quella riguardante le testate che vanno in Rete. Un cammino verso l'uniformità che però si traduce in un sostanziale rialzo, visto che i media online europei sono sottoposti a un regime di tassazione più oneroso di quello che sopportano gli editori che pubblicano e distribuiscono contenuti su carta.

I dati in possesso di Enpa, infatti, dicono che i proprietari di quotidiani e magazine online sono soggetti a un Iva compresa tra il 15% e il 20%, mentre i quotidiani cartacei beneficiano di tassi molto più ridotti e in qualche caso vicini allo zero.
L'associazione così auspicherebbe l'annullamento dell'Iva per tutti i media, ma la richiesta presta il fianco a molte obiezioni.

In primo luogo perché non è la regola una divaricazione chiara tra editori puri di testate online e editori cartacei; in molti casi e in molti contesti competitivi, i brand editoriali della carta stampata puntano ad avere successo e pubblico sia sul supporto tradizionale che su quello online.

In Commissione, però, la decisione di rialzare i tassi sarebbe compensata dall'idea di consentire nuove forme di sostegno pubblico a favore dell'industria dei media. Anche se non è affatto detto che la linea passi: perché resta ancora da chiarire quali saranno i criteri utilizzati per selezionare chi potrà avere accesso alle sovvenzioni; perché sono molto contrari a questo tipo di svolta i Paesi del nordeuropea e quelli di tradizione più liberale, preoccupati del rischio di ingerenze politiche in un settore che dovrebbe invece restare obbiettivo e imparziale. Inutile dire che, in contrasto con questi principi e orientamenti, forme di finanziamento pubblico dell'editoria resistono ancora e sono radicate nel nostro scenario dei media.

Sito web: http://www.europarlamento24.eu/01NET/HP/0,1254,76_ART_1320,00.html


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