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8 Marzo: Europa al femminile

Data: 08/03/2011

Oggi 8 marzo è la Festa della donna – un'occasione per celebrare l'universo femminile ma anche per riflettere sulla situazione della donne nell'Unione europea.


Sono in molti a pensare che l'emancipazione femminile abbia già prodotto buoni risultati e che la parità tra i sessi sia un traguardo raggiunto. Ma è veramente così?


I dati dell'Eurostat

Per capire a che punto siamo è sicuramente utile partire dai dati forniti dall'Eurostat lo scorso 4 marzo proprio in vista della giornata internazionale della donna. Il primo dato che ne emerge è che in Europa il numero di madri single è sette volte superiore al numero dei padri single. Sul totale degli oltre 200 milioni di nuclei familiari presenti in Europa, la percentuale di madri single varia da meno del 2% in Italia, Grecia, Finlandia, Romania e Malta al 7% di Estonia e Regno Unito, mentre la percentuale dei padri single è inferiore all'1% in quasi tutti gli Stati membri.

Un altro dato degno di nota è che, per la popolazione nella fascia di età tra i 25 e i 54, la percentuale di lavoratrici diminuisce col crescere del numero dei figli. Nel 2009, nell'UE- 27 erano occupate il 75,8% di donne senza figli, il 71,3% delle donne con un figlio, il 69,2% delle donne con due figli e il 54,7% delle donne con tre o più figli.

Per gli uomini della stessa fascia d'età, il tasso di occupazione è praticamente l'opposto. Infatti risultavano occupati l'80,3% degli uomini con un figlio, il 90,6% degli uomini con due figli e infine l'85,4% degli uomini con tre o più figli. Questi trend sono confermati in quasi tutti gli Stati membri, pur con differenze in paesi come Cipro, Ungheria, Paesi Bassi e Finlandia.


La (dis)parità retributiva

Un terzo dato indicativo delle difficoltà che le donne incontrano nel mercato del lavoro europeo è relativo alla retribuzione: a parità di lavoro svolto, le donne ricevono un salario mediamente più basso di quello percepito dagli uomini.

Sebbene il divario salariale tra uomini e donne che svolgono lo stesso lavoro vada riducendosi, questa tendenza procede a rilento, dal momento che le donne continuano a guadagnare in media il 17,5% in meno rispetto agli uomini. Un dato, questo, messo in evidenza con forza il 5 marzo scorso, in occasione della prima "Giornata europea per la parità retributiva".

La data dell'iniziativa non è casuale: per raggiungere l'importo che un uomo guadagna in un anno, una donna dovrebbe lavorare ogni anno circa 2 mesi in più, fino al 5 marzo appunto. Il divario salariale implica diverse discriminazioni e disparità sul lavoro, con effetti a lungo termine. Ad esempio, una retribuzione inferiore comporta una pensione più bassa. Ne consegue che il 22% delle donne di 65 anni è più esposta al rischio povertà, contro il 16% degli uomini.

Per contrastare questo fenomeno, la Commissione si propone, in particolare di:

- elaborare programmi per le aziende, con premi, concorsi e classifiche, per sostenere le imprese impegnate a promuovere la parità tra i sessi;
- aiutare i datori di lavoro ad individuare e correggere disparità retributive ingiustificate mettendo a disposizione strumenti come i calcolatori del divario salariale;
- incoraggiare donne e uomini ad optare per professioni in cui sono sottorappresentati;
- migliorare per entrambi i sessi l'equilibrio tra vita professionale e vita privata ;
- accrescere la trasparenza salariale, mitigando l'effetto che i contratti a tempo parziale e a tempo determinato (spesso offerti alle donne) hanno sulla parità salariale.


Donne e cariche dirigenziali

Unione europea è anche impegnata a combattere un'altra forma di discriminazione sul lavoro: la grande difficoltà con cui le donne accedono alle cariche dirigenziali.

A seguito di un incontro della Vice Presidente Viviane Reding con alcuni leader aziendali, la Commissione ha lanciato un'iniziativa per incoraggiare le imprese pubbliche ad impegnarsi, su base volontaria, ad aumentare al 30% entro il 2015 e al 40% entro il 2050 la presenza femminile nei rispettivi consigli di amministrazione. Dopo un anno l'UE valuterà i progressi compiuti. Se sono soddisfacenti, esaminerà quali provvedimenti - anche giuridici - intraprendere per forzare un cambiamento ai vertici aziendali. Attualmente, soltanto il 12% dei membri dei consigli di amministrazione delle principali aziende europee sono donne.

Tutto questo però non deve essere oggetto di riflessioni solo in occasione della Festa della donna. L'impegno è di fare in modo che ogni giorno sia l'8 marzo.


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