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Gli studenti di paesi terzi non possono muoversi e soggiornare facilmente nell’UE

Data: 03/10/2011

Secondo una relazione pubblicata ieri dalla Commissione, gli studenti stranieri che vengono nell’UE per motivi di studio incontrano ancora difficoltà a causa di un’attuazione non uniforme della normativa UE pertinente.

La prima relazione riguardante l'attuazione, da parte degli Stati membri, delle norme UE sull'ingresso e il soggiorno di studenti, alunni, tirocinanti non retribuiti e volontari di paesi terzi indica che il ricorso a queste forme di immigrazione temporanea potrebbe essere ulteriormente migliorato: potrebbero essere aumentati e rafforzati, in particolare, il livello di armonizzazione della direttiva e i diritti che ne conseguono.

Nel 2009, più di 200 000 cittadini di paesi terzi sono entrati nell'Unione europea per motivi di studio, scambio di alunni, tirocinio non retribuito o volontariato1. La maggior parte dei cittadini di paesi terzi arriva nell’UE ai fini di istruzione e di studio.

Nel 2009 gli Stati membri che hanno accolto più studenti sono: Francia (53 563), Italia (32 634), Germania (31 345), Spagna (22 068) e Svezia (13 968). Dalla relazione emerge una forte esigenza di modificare la direttiva, specialmente per quanto riguarda i seguenti aspetti:
- rafforzamento delle garanzie procedurali (fissazione di termini specifici per il trattamento delle domande;
- obbligo, per gli Stati membri, di motivare il rifiuto);
- rafforzamento delle clausole di mobilità (che riguardano gli studenti ammessi in un primo Stato membro e che presentano domanda per continuare gli studi in un secondo Stato membro);
- promozione di sinergie con i programmi UE che facilitano la mobilità dei cittadini dei paesi terzi nell'Unione europea;
- miglioramento del livello di armonizzazione per quanto riguarda i volontari, i tirocinanti non retribuiti e gli alunni (cosa che potrebbe contribuire all'elaborazione di un quadro giuridico europeo globale nel settore dell'istruzione, della formazione e degli scambi culturali con i paesi terzi).

La Commissione intende pertanto proporre modifiche alla direttiva nel 2012.

Sito web: http://europa.eu/rapid/pressReleasesAction.do?reference=IP/11/1089&format=HTML&aged=0&language=IT&guiLanguage=en


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