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In Europa trivellerà chi potrà pagare i danni

Data: 15/11/2011

La Commissione europea intenzionata a estendere a 370 Km dalle coste la responsabilità finanziaria delle compagnie petrolifere per disastri ecologici causati dalle attività offshore.


07 Novembre 2011

Il disastro ambientale dello scorso anno nel Golfo del Messico, con l'esplosione della piattaforma Deepwater Horizon della Bp, fa ancora paura. Per evitare che possano verificarsi catastrofi ecologiche di simile portata anche nel Vecchio continente, la Commissione europea ha proposto una nuova legislazione sulle attività petrolifere offshore.
Il 90% del petrolio e il 60% del gas prodotti in Europa e Norvegia, provengono da giacimenti marini; c'è un migliaio di piattaforme in funzione, la maggior parte in Gran Bretagna (486), davanti a Olanda con 181 e Italia con 123.

Abbiamo bisogno degli idrocarburi estratti dal mare, a profondità sempre maggiori, ha ricordato il commissario all'Energia, Günther Oettinger.
Tuttavia, «dobbiamo prevenire incidenti come quello della Deepwater Horizon. Adottare le migliori pratiche industriali per tutte le nostre attività offshore è un dovere indiscutibile». Prevenzione, responsabilità finanziaria delle società petrolifere, predisposizione di piani per fronteggiare eventuali disastri ecologici sono alcuni dei punti salienti proposti da Bruxelles.

Secondo le stime della Commissione, un incidente di grandi dimensioni su una piattaforma offshore avrebbe un costo tra 205 e 915 milioni di euro l'anno per le bonifiche ambientali.
Le nuove regole, quindi, affermano che le società che investono nell'esplorazione e nella produzione di petrolio e gas in mare saranno totalmente responsabili per i danni causati agli ecosistemi marini fino a 370 km dalla costa (dai 22 attuali); dovranno possedere un'adeguata copertura assicurativa o accantonare il denaro in un fondo per le emergenze.

Gli Stati membri dovranno concedere le licenze soltanto agli operatori con capacità tecniche e finanziarie tali da garantire la sicurezza delle piattaforme; le autorità nazionali, inoltre, dovranno condurre verifiche e ispezioni periodiche sugli impianti di trivellazione. Le compagnie dovranno stilare un piano sulle principali aree di rischio, con le azioni da intraprendere in caso d'incidente, da sottoporre al vaglio degli Stati membri prima d'iniziare le attività. Tutte queste misure dovranno essere approvate dal Consiglio e dal Parlamento; potrebbero entrare in vigore nel 2014 per gli impianti esistenti (quindi con un periodo di transizione di due anni) e nel 2013 per i progetti pianificati ancora da realizzare.

Sito web: http://www.europarlamento24.eu/01NET/HP/0,1254,75_ART_1768,00.html


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