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Studiare all’estero. Destinazione? Per mesi, anni o soltanto settimane

Data: 26/10/2012

Studiare all'estero di Paola Cinquina - PhD Art and Education University of Barcelona; Università Ca' Foscari, Venezia


Destinazione?
Per mesi, anni o soltanto settimane


Ringraziamo Guccini per averci aiutato con i suoi testi a trovare il titolo adeguato alla nostra rubrica di questo mese. Riprendendo in mano il nostro tema principale, ovvero la decisione di andare a studiare all’estero, il punto centrale che analizzeremo adesso sarà il fattore tempo. Quanto tempo vorremmo stare fuori? Potremmo fare un corso breve, un master, un Erasmus o addirittura un intero corso di laurea all’estero. Anche in questo caso bisognerà vedere quali sono gli obiettivi che abbiamo e cercare di trovare la soluzione più adeguata alle nostre esigenze.


Cominciamo dal lungo termine

Fare un intero corso di studi all’estero presuppone avere le idee chiare del perché si va fuori e cosa si spera di ottenere da una scelta che è sicuramente impegnativa dal punto di vista emozionale, relazionale ed economico.

Generalmente in questo caso si tende a prediligere le ragioni di lingua o di prestigio dell’università, per cui si punterà alla Gran Bretagna (Oxford, Cambridge), magari alla Francia (Sorbonne) o l’Irlanda (Trinity College). Ambienti internazionali, università di prestigio e competenze linguistiche sono i fattori di interesse di questa scelta.

Dall’altro lato bisogna calcolare il proprio interesse a rimanere all’estero per un periodo prolungato e la disponibilità economica, non solo dal punto di vista del mantenersi in città con alti costi di vita ma anche dal punto di vista del pagamento delle tasse universitarie. Molto spesso infatti le tasse richieste agli studenti stranieri, anche se comunitari, sono diverse da quelle richieste agli studenti residenti. Perché? Perché le università sono sempre soggette a un finanziamento pubblico a cui gli studenti non residenti, pagando le tasse nel proprio paese, non contribuiscono. Le università aumentano quindi i “fee” per gli studenti stranieri, generando in alcuni casi, per esempio in molte università australiane, un vero e proprio business. Se da un lato questo atteggiamento potrebbe sembrare uno sfruttamento, dall’altro non è privo di lati positivi: per attrarre molti studenti stranieri che dovranno pagare somme ingenti, le università si sforzano costantemente di raggiungere l’eccellenza nei programmi che offrono e di migliorare l’attenzione, l’accoglienza e l’orientamento degli studenti stranieri.

Per quanto riguarda invece l’economia della vita quotidiana, è bene non farsi spaventare dalla prima impressione del costo della vita nelle città: è vero che bisogna fare un po’ di calcoli ma bisogna anche informarsi di facilitazioni, borse di studio e aiuti che, soprattutto in università di prestigio, sono a disposizione degli studenti.
La Francia per esempio ha un sistema di aiuti per l’affitto che consentono di ridurre notevolmente le spese per gli studenti.
Anche in Spagna negli ultimi anni si è diffuso un aiuto per i giovani sotto i trent’anni che affittassero una casa e che compissero certi requisiti di reddito.


Il medio periodo

Ci sono poi situazioni di compromesso rispetto al corso completo di studi all’estero, come il programma Tempus, che alcune università propongono, che permette di passare un periodo in un paese e un periodo in un altro ottenendo così un doppio titolo.
Questo è un indubbio vantaggio se vogliamo tenerci le porte aperte in entrambi i paesi, se non abbiamo le idee chiare di dove vorremmo andare in seguito o se ci interessa un lavoro a livello internazionale.
L’aspetto negativo è che bisognerà allungare i tempi per ottenere il diploma, generalmente si tratta di almeno un anno in più rispetto allo stesso corso di studi realizzato in un solo paese.

Altra situazione di compromesso consiste nello sfruttare la struttura che la riforma europea ha imposto in tutti i paesi: ovvero il cosiddetto tre più due. Nato in terra anglosassone, è un sistema che permette di ottenere un primo titolo triennale e una specializzazione successiva di due anni.

È quindi possibile prendere un primo titolo in un paese e spostarsi nell’altro per la specializzazione riducendo quindi il tempo di permanenza all’estero.
Anche in questo caso, come abbiamo ricordato più volte, è importante accertarsi dei riconoscimenti e delle equivalenze di titoli tra i due diversi paesi, in modo da essere sicuri di poter fare il passaggio tra le due università.

Rientra in questa tipologia anche la scelta di realizzare un master all’estero per cui è di solito più facile avere dei riconoscimenti, sia a livello di accesso al corso, che del titolo una volta ottenuto.


Fonte:Eurocultura.


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