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Data: 07/12/2012

È vero, il Brasile continua a soffrire grandi ingiustizie, i fazendeiros continuano a possedere troppa terra e anche all’interno dei movimenti sociali non è tutto rose e fiori, ma i risultati di quelle battaglie sono lì, si vedono e la passione che animava quegli spiriti non è andata persa del tutto. Non dobbiamo neanche credere che cambieremo il mondo da soli, ma almeno avremo cambiato noi stessi per lo meno, e magari anche un pezzettino della realtà che ci circonda. E questo è già un bell’inizio, no?

L’importante è fare. Non importa dove o cosa. L’importante è mettersi in movimento, bisogna davvero bere alla coppa in un fiato solo, appassionarsi alle idee. Continueremo a farci scegliere dalle cose o finalmente saremo noi a scegliere? Dobbiamo andare in direzione ostinata e contraria, seguendo sempre De Andrè, contro chi ci dice che tanto non ci riusciremo mai perché è troppo tardi, contro noi stessi, i nostri muri, la pigrizia o il timore.

Questo, forse, significa vivere. E vale per tutti, in tutto il mondo. Dal contadino brasiliano che combatte ogni giorno per il proprio pezzetto di terra alla donna cambogiana che sfida mille ostacoli per affermarsi. Fino a noi stessi, nelle nostre piccole cose. Ognuno ha le sue battaglie quotidiane da affrontare, i suoi angeli e suoi demoni. Ma l’importante è non smettere mai di muoversi, di creare ponti, legami, di uscire dal nostro cerchio egocentrico e proiettarci sugli altri. Non importa quanto o per quanto tempo.
Basta poco per essere in prima linea.


Per ulteriori informazioni potete consultare il seguente link.


Fonte:Eurocultura.


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