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La sfida dell'Italia è su debito pubblico, competitività, produttività e banche

Data: 16/04/2013

Risulta dall'analisi degli squilibri macroeconomici fatta dalla Commissione europea.

Antonio Pollio Salimbeni


10 Aprile 2013


Sono tre gli squilibri macro-economici fondamentali di cui soffre l'Italia secondo la Commissione europea: l'alto debito pubblico, la perdita di competitività esterna e il debole andamento della produttività.
Anche se alcune "importanti misure" sono state prese nell'ultimo anno, la loro piena attuazione "resta una sfida" aperta e "c'è margine di azione per ulteriori azioni in molte aree".
A questi tre fattori più tradizionali se ne aggiunge un altro: le banche. "La crisi prolungata ha indebolito la capacità del settore bancario italiano di sostenere il necessario aggiustamento economico".

Nel rapporto la Commissione indica che rispetto ad altri paesi Eurozona l'Italia è entrata nella crisi globale con un settore privato abbastanza forte e un settore bancario equilibrato.
Ma la crisi ha messo in evidenza le debolezze strutturali dell'economia.
Il debito pubblico innanzitutto, ma non solo. Negli ultimi due anni il circolo vizioso tra alto debito e bassa crescita hanno aumentato le preoccupazioni degli investitori sulla sostenibilità del debito pubblico e l'aumento dei premi di rischio sui bond sovrani si sono tradotti in un costo del capitale più elevato per le imprese del settore privato ostacolando gli investimenti produttivi.
In un contesto di alta esposizione delle banche al debito sovrano e in un mercato finanziario Eurozona frammentato "i problemi di finanziamento delle banche sono peggiorati".
Il governo ha risposto con sforzi di consolidamento "considerevoli" e ciò ha aiutato a ridurre i costi di finanziamento del governo dalla seconda metà 2012.

Tuttavia l'Italia resta "vulnerabile" a improvvisi cambiamenti di valutazioni e comportamenti dei mercati finanziari tanto che Bruxelles ritiene che se le tensioni sul debito sovrano (cioè sugli spread) dovessero intensificarsi, si affaccerebbe il rischio di contagio della sfiducia dall'Italia all'Eurozona.

La competitività esterna è un problema tradizionale dell'Italia, che fa emergere la questione crescita della produttività in tutta la sua dimensione. La stagnazione nella crescita della produttività non si riflette sui salari, l'apprezzamento del tasso di cambio in termini nominali effettivi "ha giocato un ruolo". La bilancia delle partite correnti è migliorata nel 2012 ma è stata perlopiù trainata dalla caduta degli investimenti. La ripresa degli investimenti comporterà un nuovo peggioramento se non sarà accompagnato da un aumento del risparmio nazionale.

L'andamento delle esportazioni continua a soffrire di una "specializzazione produttiva sfavorevole e dalla limitata capacità delle imprese di crescere", dice la Commissione. E' un modello di specializzazione simile a quello cinese con la maggior parte del valore aggiunto nei settori tradizionali 'low-tech'. Ciò è dovuto principalmente "alla limitata capacità di innovazione delle imprese italiane".

La Commissione segnala che "la predominanza del modello di imprese micro e piccole evidenzia le difficoltà delle imprese italiane di crescere e diventare giocatori internazionali, dovute alla barriere istituzionali e di regolazione, caratteristiche strutturali delle imprese e a un contesto che non è favorevole al business". Tale situazione limita l'afflusso di capitale esteri per l'investimento.

Per quanto concerne le banche, si tratta di un settore "severamente indebolito da metà 2011", sempre meno in grado di sostenere l'economia e la fase di aggiustamento.

La dipendenza dal rifinanziamento dell'Eurosistema è "aumentata significativamente", la doppia recessione "ha aumentato il rischio di credito nel settore privato appesantendo le banche con un ampio stock di prestiti in sofferenza principalmente verso società private". Insieme con una domanda di credito debole, ciò ha portato a una "contrazione del credito protratta mentre la media del costo di nuovo credito resta elevata nonostante la politica monetaria accomodante". La profittabilità delle banche è ostacolata dai margini netti bassi, dall'aumento dei prestiti in sofferenza e dalla basa efficienza dal lato dei costi.

La conclusione di Bruxelles è che l'Italia deve fronteggiare "sfide severe di aggiustamento". Il miglioramento dei conti esterni non diminuisce la necessità di reagire "alla seria sfida della produttività e della competitività".

L'aggiustamento è reso più arduo da un contesto "particolarmente sfavorevole": alto costo del capitale, assenza di sostegno da parte del settore finanziario e dal lato del bilancio pubblico, spazio limitato per aumentare gli investimenti senza aumentare la dipendenza dal finanziamento esterno.

Sito web: http://www.europarlamento24.eu/01NET/HP/0,1254,72_ART_2672,00.html


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