English version

Riforma della 49, spuntano le cifre ed è subito polemica

Data: 09/12/2013

Sembra un film già visto quello a cui stiamo assistendo in questi giorni sulle sorti della riforma della legge 49/87. Chiunque ci abbia provato negli ultimi 15 anni ha dovuto inchinarsi al potere della diplomazia che è la prima responsabile fino ad oggi del naufragio di tutti i tentativi messi in campo. L’ultimo in ordine di tempo è quello del vice ministro Pistelli del quale vi abbiamo più volte parlato in questo blog. La bozza del testo governativo è circolata nelle ultime settimane e ve ne abbiamo dato conto in questo post.

A rompere il silenzio e l’attesa è l’articolo apparso la scorsa settimana sul Fatto Quotidiano che presenta in anteprima le cifre contenute negli allegati tecnici e finanziari del testo di legge. Thomas Mackinson snocciola i numeri che sarebbero legati alla creazione “dell’Agenzia italiana per la cooperazione e lo sviluppo” (Aics) […] costerà 26,6 milioni di euro l’anno tra spese di funzionamento e del personale, 450 dipendenti dislocati a Roma e all’estero. […] Di fatto, aumenta il peso dei costi di gestione (+14,1 milioni) sul totale delle risorse che l’Italia destina alla cooperazione.

Una doccia fredda per chi nel settore aveva ipotizzato un’agenzia snella di carattere tecnico e decentrata rispetto alla DGCS. A questo proposito il Sindaco Giuliano Pisapia aveva offerto la disponibilità di Milano ad ospitare l’Agenzia. Si parla invece di una costola della DGCS, “la nuova sede – che la relazione tecnica allegata ipotizza di ricavare nelle palazzine ex Civis, a due passi dal ministero e su una superficie di 5.200 metri quadri – costerà in lavori di ristrutturazione e adattamento oltre 7 milioni di euro”. “La componente diplomatica resta in piedi e continuerà a dettar legge nella cooperazione, impegnando risorse per 10,8 milioni in spese di personale e altri 1,2 milioni per spese di funzionamento. In altre parole la riforma non crea un soggetto nuovo al posto del vecchio, li mantiene entrambi affiancati, duplicando le direzioni generali, le segreterie, perfino gli autisti (non potevano mancarne quattro alla nascente Agenzia)”.

“Le unità tecniche locali destinate alle sedi distaccate sono ridotte da 27 a 24 mentre il personale a contratto locale conterà su 168 unità. Ovvero 192 persone all’estero contro 257 dislocate a Roma. Nella nuova agenzia che si occuperà di sviluppo si conteranno, alla fine, solo 56 tecnici e ben 201 figure giuridico amministrative. Che vanno ad aggiungersi al personale della Direzione Generale per la cooperazione del Ministero che continua a esistere con 118 dipendenti che costano 10,8 milioni l’anno, portando così il conto finale della “macchina della cooperazione” alla cifra record 38,9 milioni di euro”.

L’articolo sottolinea polemicamente anche la scelta d’impostazione della bozza Pistelli nella quale tramonta l’idea di un dicastero ad hoc per la cooperazione a favore di un Ministero degli Esteri rinominato Ministero degli Esteri e della Cooperazione (MAECI).

L’articolo del Fatto ha creato un certo scompiglio alla Farnesina dove sono state elaborate le cifre e l’architettura della nuova agenzia oltre che tra i collaboratori del vice Ministro e presso i deputati del PD. Non a caso Pistelli si affretta a rispondere con una breve intervista pubblicata su Vita assicurando che le cifre pubblicate non siano veritiere “Una fetenzia. Giornalismo vecchio, che scava nel torbido e prende pure abbagli. Che vuole che le dica? In quell’articolo non c’è niente di vero”.
Il vice Ministro si sfoga anche sull’Agenzia e i suoi presunti costi: “Il Fatto sottolinea con rammarico che tramonta definitivamente l’idea di un ministero ad hoc che si occupi di cooperazione, e poi si indigna perché costituire l’Agenzia necessita di un investimento. E ci credo, ma secondo loro istituire un ministero ex novo costava di meno? Ma per favore”.


•   altre informazioni


Pagina precedente