English version

Paesi in via di sviluppo più stabili grazie alle rimesse

Data: 03/02/2014

Il denaro che i lavoratori emigrati inviano ai familiari rimasti in patria rappresenta oggi uno dei flussi finanziari più importanti di cui beneficiano i paesi in via di sviluppo. Spesso le rimesse sono viste come un mancato contributo degli immigrati alla domanda interna delle economie che li ospitano, tuttavia queste risorse finanziarie contribuiscono a migliorare lo standard di vita di milioni di famiglie che vivono ancora in condizioni di povertà. È dunque importante individuare i principali fattori che incidono sul loro andamento e la relazione tra i flussi di rimesse e le condizioni macroeconomiche nei paesi di provenienza e di destinazione degli immigrati, specialmente durante la recente crisi globale.

Secondo i dati più recenti della Banca Mondiale, le rimesse ricevute dai paesi in via di sviluppo nel 2013 sono aumentate del 6,3 per cento rispetto al 2012 e ammontano a oltre 410 miliardi di dollari, circa tre volte il valore complessivo di aiuti destinati ai paesi in via di sviluppo dagli Stati occidentali. Rispetto ai flussi internazionali di capitale (prestiti bancari, investimenti di portafoglio, Ide) le rimesse si sono mostrate molto meno volatili durante la recente crisi finanziaria globale. Se in valore assoluto i flussi maggiori a livello mondiale sono destinati a paesi grandi— India, Cina e Filippine — alcune economie minori mostrano un rapporto rimesse/Pil molto più elevato, in diversi casi superiore al 25 per cento.

Le rimesse dall’Italia
I flussi di rimesse dall’Italia mostrano un andamento simile a quello globale: i flussi in uscita sono raddoppiati tra il 2005 e il 2011 raggiungendo quasi i 7 miliardi di euro, nonostante il rallentamento dovuto alla crisi nel triennio 2008-2010. L’andamento riflette l’aumento della popolazione straniera residente registratosi nello stesso periodo: a fine 2011 aveva raggiunto i 4 milioni ed era pari a 4,4 milioni a inizio 2013.

I dati pubblicati dalla Banca d’Italia forniscono informazioni disaggregate per provincia italiana di origine e stato estero di destinazione e consentono così di analizzare nel dettaglio la dimensione geografica del fenomeno.
Nel 2011, oltre il 40 per cento delle rimesse dall’Italia, pari a circa 3 miliardi di euro, proveniva dalle sole province di Roma e Milano. Le dieci principali province di origine coprivano complessivamente i due terzi dei flussi di denaro in uscita dal nostro paese.
La Cina risulta di gran lunga la destinazione principale, avendo ricevuto, sempre nel 2011, circa 2,5 miliardi di euro. Al secondo e terzo posto, sebbene molto distanziate, si trovano Romania e Filippine, entrambi paesi di origine di grandi comunità di immigrati, rispettivamente con circa 900 e 600 milioni di euro. I primi dieci paesi di destinazione ricevono una quota pari all’80 per cento del denaro inviato dagli immigrati residenti in Italia.

Andamento pro-ciclico o anticiclico?
La possibilità che le rimesse possano esercitare un ruolo attivo nel promuovere lo sviluppo economico dei paesi poveri è un tema molto attuale, anche alla luce degli shock macroeconomici che negli ultimi anni hanno contribuito a riacutizzare la loro vulnerabilità.
In un recente lavoro, abbiamo utilizzato i dati sui flussi bilaterali di rimesse pubblicati dalla Banca d’Italia per analizzarne la reattività all’andamento del ciclo economico nelle province italiane di origine e nei paesi di destinazione. Il risultato principale della nostra analisi è che le rimesse agiscono come uno stabilizzatore macroeconomico rispetto al paese di destinazione.
I flussi di rimesse sono infatti anticiclici rispetto all’andamento del prodotto interno lordo nei paesi di destinazione, e in particolare aumentano in risposta a shock esogeni negativi – disastri naturali, conflitti, peggioramento delle ragioni di scambio – ai quali i paesi in via di sviluppo sono particolarmente esposti.

La nostra analisi evidenzia inoltre che le rimesse mostrano un andamento pro-ciclico rispetto alla congiuntura macroeconomica nelle province italiane. Tuttavia, ipotizzando che le aree italiane di destinazione dei migranti e i paesi di origine siano esposti a shock negativi di simile entità, come può essere successo durante la crisi globale, l’effetto che prevale è quello anti-ciclico derivante dalla contrazione del Pil nei paesi in via di sviluppo.

Rimesse e sviluppo finanziario
Un secondo aspetto del nostro lavoro è l’analisi del nesso tra i flussi di rimesse e il grado di sviluppo finanziario. In primo luogo, i risultati mostrano una correlazione negativa tra le rimesse e il grado di sviluppo finanziario nei paesi di destinazione. Le rimesse, rappresentando un’importante fonte alternativa di capitali, possono essere un elemento chiave per ridurre i vincoli finanziari cui sono esposti milioni di individui nei paesi in via di sviluppo.


•   altre informazioni


Pagina precedente