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Data: 12/02/2014

L’analisi specifica sui temi immigrazione e biocarburanti, introdotta in questa edizione, prende in esame l’impegno e le azioni promosse dall’Italia sulle politiche migratorie ed energetiche, mettendo in luce come alcune scelte politiche abbiano rilevanza, non solo per il nostro Paese e per l’Europa, ma producano anche un impatto sullo sviluppo globale. Nel capitolo dedicato ai biocarburanti si evidenzia come la politica europea sul tema presenti forti criticità dal punto di vista sociale e ambientale che la rendono incoerente con gli obiettivi di sviluppo della UE. Basti pensare che il rialzo del prezzo dei prodotti agricoli, che in questi anni di crisi è stato accelerato dalla corsa per la produzione dei biocarburanti, ha prodotto drammatiche conseguenze sulla sicurezza alimentare nei paesi poveri.
Quello delle politiche energetiche non è l’unico esempio di politica europea e/o nazionale che ha una relazione con la crisi di sicurezza alimentare mondiale. Altro caso emblematico è ad esempio quello delle politiche migratorie. L’Italia, a fronte di un aumento dei flussi migratori verso l’Europa, esacerbato dalla crisi alimentare che sta piegando molti paesi africani, ha stanziato risorse limitate per favorire l’inclusione sociale dei cittadini stranieri, concentrando i propri sforzi su politiche che hanno dato rilievo agli accenti negativi del fenomeno (retorica della sicurezza). Il paradosso dell’ “impegno rimosso” del nostro Paese sulla migrazione è dimostrato dai 117,6 milioni di Euro stanziati dall’Italia per la cooperazione con i Paesi terzi in materia di immigrazione dal 2005 al 2012, di cui ben il 95% è stato speso per il contrasto all’immigrazione illegale. Pare dunque chiaro che l’Italia deve ricercare un nuovo equilibrio fra la politica estera e la necessità di garantire i diritti umani fondamentali dei migranti.

In conclusione, il rapporto sottolinea quanto sia vitale per l’Italia invertire la rotta, ponendo maggiore attenzione all’efficacia degli aiuti, alla coerenza delle politiche ai fini dello sviluppo, e quindi riformando il sistema di cooperazione allo sviluppo del Paese. Si tratta di soluzioni che possono essere realizzate, in presenza della necessaria volontà politica, senza costi aggiuntivi, ma contando sul mantenimento degli impegni e sul riequilibrio della spesa pubblica.

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