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Data: 15/10/2014

Tra gli operatori del settore c’è chi sostiene che i finanziamenti a pioggia su diverse tematiche e tantissimi paesi siano difficilmente valutabili in termini d’impatto. Avete valutato l’opportunità di individuare priorità tematiche più specifiche per interventi in aree geografiche circoscritte?
Come ho già detto noi siamo una chiesa e non un’agenzia per lo sviluppo. Seguiamo questo complesso lavoro dell’Otto per Mille con professionalità ma anche e soprattutto con partecipazione cristiana e l’idea che ci ha accompagnato sin dall’inizio è quella di far “parlare” direttamente i bisogni, senza porre troppi filtri alle richieste e offrire uno strumento non solo a tutti coloro che hanno una lunga esperienza nel settore della cooperazione, ma anche a quei soggetti volonterosi e magari poco strutturati che però hanno una grande voglia di gare.
Certo le valutazioni sull’impatto e il timore dei finanziamenti a pioggia sono oggetto anche delle nostre riflessioni strategiche interne, ma non vogliamo che le esigenze di rispondere a determinati parametri possano in qualche modo alterare la logica che c’è dietro l’amministrazione di queste risorse o portare magari all’elaborazione di progetti ad hoc per ottenere il finanziamento, ma non legati al contesto sociale e culturale. Forse in futuro ci potranno essere dei bandi tematici, almeno per alcuni settori. Ci stiamo ragionando, per permettere a noi di valutare più semplicemente richieste che vanno ad impattare sugli stessi territori o su tematiche simili, ma si tratterà di suddivisioni molto semplici e flessibili.

A breve scadrà il termine per la presentazione delle proposte progettuali per i contributi del 2015. Ogni anno ricevete un numero altissimo di proposte da esaminare e valutare. Ci può dire di più sul processo di valutazione? Da chi sono esaminati i progetti? Quali elementi valutate positivamente e quali penalizzano una proposta?
I requisiti formali degli enti proponenti i progetti sono accertati dall’Ufficio e questo determina già una prima selezione. Si procede poi alla stesura di una scheda di approfondimento sulla storia dell’ente e del progetto che accompagna ogni proposta presentata. A questo punto i progetti sono suddivisi e inviati ai valutatori dislocati in diverse città. Si tratta di otto membri delle nostre chiese, esperti in vari settori e scelti per competenza, esperienza ed equilibrio, che per alcuni mesi dedicano gratuitamente il loro tempo all’approfondimento di ogni progetto e valutano gli enti proponenti. Riferiscono poi le loro conclusioni alla commissione, presieduta dal Moderatore, che si riunisce in seduta plenaria. Nel corso di queste riunioni i progetti sono analizzati uno per uno e discussi collettivamente. Molti progetti purtroppo sono mal formulati, fanno trasparire trascuratezza e scarsa incisività. Tanti sono gli elementi che possono portare ad una non approvazione: la complessità della macchina organizzativa e i costi di gestione devono essere proporzionali al progetto che si intende realizzare. L’intervento deve essere diretto e concreto e le risorse devono essere impiegate sul territorio e a beneficio di chi effettivamente ha bisogno. C’è poi la propensione al servizio, che non è un elemento che appartiene di default a tutti coloro che lavorano in questo settore. Al contrario, è accolto con favore un progetto costruito fra più soggetti, che vede la partecipazione di diversi donatori, che mette insieme pubblico e privato, che si avvale di volontari e persone preparate, che è espressione di una comunità. La nostra idea è che i fondi Otto per Mille debbano contribuire a creare un alto valore aggiunto sociale.

Il processo di valutazione dura quasi un anno a causa dei numeri importanti e crescenti delle proposte che ricevete. Questo però fa “invecchiare le proposte” e si rischia di finanziare progetti che poi subiranno modifiche significative. Avete valutato l’ipotesi di mettere un limite numerico alle proposte presentabili da ogni organizzazione?
E’ vero tra il bando e la prima erogazione dei fondi ai progetti finanziabili passa quasi un anno: questo è il ciclo di lavorazione. Stiamo lavorando per ridurre un po’ i tempi, ma ovviamente l’intero processo richiederà comunque sette o otto mesi, considerata la nostra organizzazione e il modo con cui vengono prese le decisioni. Stiamo anche ragionando se mettere un limite alle domande che ogni organizzazione potrà presentare: in ogni caso la moderazione nel numero delle proposte presentate è un elemento di cui, in alcuni casi, si tiene conto nella valutazione complessiva dell’ente.
Per i progetti di emergenza, tuttavia, la procedura è più rapida proprio perché c’è bisogno di una risposta immediata. Mentre sui progetti ordinari si tiene ovviamente conto di tutti i cambiamenti del contesto in cui si va ad operare che possono avvenire nel corso dei mesi di attesa del risultato.


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