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4 cose che Bill e Melinda Gates fanno finta di non sapere sulla povertà

Data: 04/02/2015

Bill e Melinda Gates hanno appena pubblicato la loro lettera annuale, “La nostra grande scommessa per il futuro”, con i loro pensieri sullo stato attuale della povertà globale e i progetti che stanno finanziando per affrontarla. Il tono speranzoso e buonista di quello che stanno proponendo è eccellente, ma la storia che raccontano sulla povertà nasconde molto più di quanto rivela. Quelle che propongono non sono “grandi scommesse”, ma piuttosto piccole correzioni tecniche che non possono risolvere il vero problema. Eppure quello che dicono conta, perché i Gates hanno un incredibile potere, non solo economico, sui responsabili politici ed sono in grado di condizionare ciò che milioni di persone pensano. Se la loro storia viene accettata, passerà il concetto ingannevole che con azioni relativamente piccole si possono risolvere i grandi problemi globali.
La loro storia di base è questa: “Possiamo rompere il ciclo della povertà (la grande scommessa, appunto) con l’introduzione di nuovi e semplici elementi, come il mobile banking, più vaccini, e diverse tecnologie agricole”. Dicono che con azioni di questo tipo, la povertà estrema può effettivamente essere sradicata già nel 2030. Nella loro narrazione lasciano completamente fuori ogni elemento che abbia a che fare con i motivi per cui la povertà esiste, e così finiscono per ignorare le cose più importanti per rompere il ciclo della povertà.

Ecco quattro cose sulla povertà che probabilmente molti di voi sanno, ma che Bill e Melinda Gates sembrano ignorare.

Fatto # 1: la povertà è fatta dalle persone. Non è solo parte della natura
La Grecia offre un esempio chiaro e attuale di questo.
Sotto il piano di austerità imposto dalla Troika, messo in atto nella speranza di stabilizzare l’economia, ha tagliato la spesa per i servizi sociali, licenziato decine di migliaia di dipendenti pubblici, aumentato le tasse su tutta la linea e tagliato il salario minimo. La disoccupazione è passata dall’8% del 2008 al 28% nel 2014, mentre i salari sono crollati. Ne è seguita una catastrofe umanitaria fatta di chiusure di ospedali, mancanza di medicinali, e aumento esponenziale dei senza fissa dimora. Ora, il 44% dei greci vive al di sotto della soglia di povertà, rispetto al 20% nel 2008. Anche i cittadini della classe media sono stati costretti a ricorrere alle mense. Storie simili possono essere raccontate su Spagna, Portogallo, Italia, Irlanda, Inghilterra, e anche sugli Stati Uniti. Nessuno si illude che tutto questo sia un fenomeno naturale, infatti la gente sta iniziando a votare per un cambiamento sostanziale delle politiche.
L’esperienza greca non è rara ma fino a poco tempo certo poco comune in Occidente. Milioni di persone in tutto il Sud del mondo hanno subito gli effetti di politiche simili per decenni. In passato è stato chiamato “aggiustamento strutturale” ed è stato guidato dal FMI e della Banca mondiale, con conseguenze devastanti. Queste organizzazioni hanno sostenuto che l’economia potesse crescere pagando i creditori prima di occuparsi dei cittadini e attraverso misure aggressive pro-business, come la privatizzazione dei servizi essenziali. Oggi, noi chiamiamo questa agenda “austerity”. Gli effetti prodotti sono gli stessi. La povertà non solo esiste, ma viene creata. Così, quando i Gates ne parlano come un problema naturale, tralasciando alcuna menzione di ciò che sta causando questi problemi, raccontano una storia senza menzionare i personaggi principali.

FATTO # 2: La Storia conta
Per comprendere le cause della povertà, dobbiamo capire la storia
. Prima del 1500, non c’era alcuna differenza tra l’Occidente e il resto del mondo in termini di sviluppo umano. L’impoverimento del Sud del mondo è iniziato prima con il bottino in America Latina, seguito dalla tratta atlantica degli schiavi, poi la colonizzazione britannica dell’Asia e la corsa europea per l’Africa. Questa architettura di estrazione della ricchezza è stata essenziale per lo sviluppo occidentale.
Più tardi, le politiche come la liberalizzazione dei mercati dei capitali, la privatizzazione dei servizi essenziali, l’eliminazione delle protezioni sociali e ambientali, e una costante pressione al ribasso sulla tassazione delle imprese e sui salari dei lavoratori sono state imposte in tutto il Sud del mondo. Queste sono state le maggiori cause della povertà nel 20 ° secolo, perché hanno creato gli incentivi e il sistema (es. i paradisi fiscali) necessari per centralizzare ricchezza e potere nelle mani delle élite.


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