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N. 714 del 6 ottobre 2005

Data: 06/10/2005

Newsletter della Rappresentanza in Italia della Commissione europea

L’Euro-Attualità: Dalla Commissione

Acquista slancio l’economia nell’area euro nonostante alcune nuvole all’orizzonte
Bruxelles, 6 ottobre 2005. Dopo una modesta accelerazione nel primo trimestre dell’anno, nel secondo trimestre la crescita del PIL nell’area ‘euro ha subito un leggero rallentamento portandosi allo 0,3%; vi sono comunque segnali di una ripresa a partire dalla seconda metà del 2005. La fiducia delle imprese è in aumento, la produzione industriale ha ripreso a crescere e l’economia mondiale ha superato la fase di debolezza dell’inizio dell’anno. L’aumento del prezzo del petrolio ha tuttavia pesato negativamente sull’economia e rimane tra le maggiori fonti di incertezza nel breve periodo, come sottolinea la terza relazione trimestrale sull’area dell’euro. Nella sezione "Focus", la relazione evidenzia la necessità di proseguire sulla strada delle riforme strutturali, che consentirebbero all’area dell’euro di prepararsi ad affrontare agli squilibri mondiali delle partite correnti, di cui da tempo si teme un disordinato aggiustamento, oltre ad accrescere il potenziale di crescita.
Dopo una crescita economica nel primo e nel secondo trimestre rispettivamente dello 0,4% e dello 0,3% del PIL – valori che, pur rappresentando un miglioramento rispetto all’ultimo trimestre del 2004, rimangono modesti – emergono segnali di un’accelerazione dell’attività economica nel secondo trimestre del 2005, come fa notare la relazione trimestrale della Commissione europea sull’area dell’euro.
La maggiore fiducia delle imprese, l’aumento della produzione industriale e il permanere di favorevoli condizioni di finanziamento sono tra i fattori che fanno presumere che la ripresa economica nell’area dell’euro stia acquistando slancio.
Permangono tuttavia rischi di un’evoluzione negativa, in particolare a causa dell’aumento del prezzo del petrolio. Il prezzo del brent in euro è aumentato di circa il 70% rispetto all’inizio dell’anno in corso, e rimarrà probabilmente su valori elevati a causa della forte domanda. I prezzi attuali dei contratti a termine lasciano prevedere infatti che il prezzo del greggio si manterrà al di sopra dei 60 dollari a medio/lungo termine. Questa situazione accresce il rischio di pressioni inflazionistiche, sebbene l’inflazione di base (che non tiene conto dell’energia e dei prodotti alimentari non trasformati) sia rimasta invariata da giugno e gli aumenti dei prezzi nel settore dei trasporti, ad esempio, siano compensati dal calo in altre categorie di consumo, quali abbigliamento e ricreazione e tempo libero.
Un dato positivo è che le importazioni dei paesi esportatori di petrolio sono in aumento a beneficio degli esportatori dell’area dell’euro, che dall’inizio del 2003 hanno registrato un aumento superiore al 50% delle loro vendite nei paesi dell’OPEC, in Norvegia e nella Comunità degli Stati Indipendenti. Nel frattempo il totale delle esportazioni dell’area dell’euro è aumentato del 25%.
Per quanto riguarda i consumi, i dati relativi all’andamento reale dell’economia indicano il persistere di una situazione di debolezza, a giudicare dai dati relativi alle vendite al dettaglio. Le vendite di automobili (non incluse nei dati) autorizzano però un maggiore ottimismo: in giugno le nuove immatricolazioni hanno infatti raggiunto il livello più elevato dall’aprile 2001. Il tasso di disoccupazione è inoltre diminuito leggermente passando dall’8,8% in aprile all’8,6% in luglio.
Come sottolinea anche la terza relazione trimestrale, gli attuali squilibri mondiali delle partite correnti costituiscono un ulteriore fattore di rischio per l’economia dell’area dell’euro. Nel 2004 il deficit delle partite correnti degli Stati Uniti è stato pari a 670 miliardi di dollari, ovvero il 5,7% del PIL; ad esso hanno corrisposto gli avanzi dei paesi dell’Estremo e del Medio Oriente, mentre la bilancia delle partite correnti dell’area dell’euro è rimasta sostanzialmente in equilibrio.
Un aggiustamento disordinato di un tale deficit, senza precedenti per entità e durata, potrebbe provocare una drastica svalutazione del dollaro e causare una recessione negli Stati Uniti, con possibili rilevanti ripercussioni negative sulla crescita mondiale. Come illustrato nella relazione, l’area dell’euro può dare solo un contributo limitato alla riduzione degli squilibri mondiali. Occorrerebbe invece proseguire le riforme strutturali in modo da rafforzare la capacità dell’economia di assorbire gli shock esterni e migliorarne le performance in termini di crescita.
Infine la relazione rileva che i rendimenti dei titoli di Stato e i premi di rischio sulle obbligazioni delle imprese sono scesi ai minimi storici.
Il testo integrale della relazione è disponibile all’indirizzo Internet:
http://europa.eu.int/comm/economy_finance/publications/quarterly_report_on_the_euro_area_en.htm

Sito web: http://europa.eu.int/italia

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