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Bando AICS, servono idee per costruirlo insieme

Data: 10/03/2016

E’ questa l’esortazione che la direttrice dell’AICS Laura Frigenti ha rivolto ieri alle ONG durante un incontro organizzato da AOI sulle sfide della cooperazione nel quadro della nuova agenda di sviluppo. Prima di lei anche il neo VM Mario Giro aveva affrontato a tutto campo le diverse sfide che la Cooperazione dell’Italia vede davanti a se, da un lato per il contesto internazionale complesso e mutevole e dall’altra per effetto della nuova legge 125 che regolamenta il settore e lo dota di una Agenzia, ora in fase di start up. Il ministro chiama la società civile all’azione per dimostrare che i corpi intermedi del nostro paese esistono e sono interlocutori attivi e assicura spazi e modalità adeguate per un dialogo con le istituzioni. Approccio collaborativo anche da parte della Dott.ssa Frigenti che da poco più di due mesi dirige la nascente Agenzia dalla quale gli interlocutori del settore attendono strumenti e linee d’azione per mettere in pratica le potenzialità della nuova legge. Uno degli strumenti che può più velocemente concretizzare lo spirito di sistema paese della cooperazione è sicuramente quello dei bandi e delle modalità con le quali l’AICS potrà erogare risorse ai diversi attori eleggibili.

Il punto di partenza è il documento delle Procedure per la concessione di contributi e condizioni e modalità per l’affidamento di iniziative ai Soggetti senza finalità di lucro, ai sensi degli artt. 10, comma 1, e 26, commi 2 e 4, della Legge 125/2014. Sulla base di questo documento, sicuramente non innovativo rispetto alla passata gestione DGCS, dovranno essere costruiti i futuri bandi che, oltre ad essere strumenti di erogazione, possono mettere in campi i presupposti per far funzionare un sistema virtuoso di collaborazione tra i diversi attori.

Il VM Giro sottolinea che all’AICS stanno già lavorando a una serie di novità, tra cui quella di prevedere bandi con due fasi di progettazione, la prima vedrebbe la presentazione di idee progettuali (Concept note). Laura Frigenti conferma le diverse ipotesi allo studio, tra cui anche un meccanismo che faciliti il capacity building dei nuovi attori (piccole organizzazioni, onlus, cooperative) attraverso un partenariato preferenziale con organizzazioni più esperte. Ma non si limita a questo e chiede alle ONG di sottoporre idee e proposte per costruire insieme i nuovi bandi dell’Agenzia.

Questo blog nasce proprio dallo scambio e dal confronto sugli strumenti finanziari e le opportunità di finanziamento del settore della cooperazione, uno spazio in cui centinaia di operatori del settore hanno condiviso e scambiato opinioni ed esperienze sulla progettazione. Negli anni abbiamo accumulato esperienza e proposte in merito, oltre a un certo tasso di frustrazione originato soprattutto dai bandi del nostro MAE.

Alla dott.ssa Frigenti e a tutti i colleghi del settore iniziamo quindi a sottoporre una serie di idee che a molti piacerebbe vedere concretizzate nei nuovi bandi dell’AICS. A queste si potranno aggiungere altre idee che ognuno di voi potrà postare di seguito utilizzando i commenti.

Quanti bandi?

L’esperienza degli ultimi tre anni dei bandi pubblici della DGCS del MAE si riferisce a bandi unici (con cadenza quasi annuale) suddivisi in diversi lotti tematici e/o geografici. Nelle attuali discussioni non è chiaro se quando si parla di bando se ne parli al singolare o al plurale. L’esperienza degli operatori orienta la stragrande maggioranza dei colleghi a preferire più bandi distribuiti durante l’anno. Il calderone unico, se da un lato facilita l’amministrazione pubblica, costringe gli operatori e le organizzazioni a una progettazione forzata e sovrapposta che non garantisci alti livelli di progettualità. Crediamo che l’AICS a regime dovrà avere un calendario di bandi e tender abbastanza sostenuto e quindi sarebbe del tutto normale distribuire durante l’anno diversi bandi specifici per settore tematico o per area geografica.

Il concept note, bella idea ma….
Lo aspettiamo tutti da anni perché si tratta di uno strumento positivo per tutte le parti in causa. L’esperienza della progettazione UE lo dimostra. Ma attenzione ai lati oscuri del concept note. E’ chiaro che abbassare la complessità di una progettazione fermandosi all’idea di progetto consente ai proponenti di moltiplicare all’infinito il numero di concept prodotti… anche perché nel settore le idee progettuali certo non mancano. Quindi è indispensabile porre dei limiti alla possibilità di presentare concept note. Sarebbe auspicabile che fosse fissato un limite ragionevole al numero di idee di progetto che ogni organizzazione potrà sottoporre nel ruolo di proponente.


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