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Data: 22/09/2016

Le ultime richieste di chiarimento che ci avete mandato in ordine di tempo si riferivano alla recente valutazione della prima fase del bando DEAR “Raising public awareness of development issues and promoting development education in the European Union” edizione 2016. Un bando ben noto al settore non governativo perché in grado di destinare quasi 100 milioni di euro di risorse per la sensibilizzazione sugli obiettivi di sviluppo sostenibile.

Anche in questo caso ci siamo rivolti ai funzionari incaricati di Devco per chiedere informazioni sull’esito del bando e ci è stato risposto che la pubblicazione degli esiti non è neanche immaginabile poiché violerebbe il principio di imparzialità ed equo trattamento dei partecipanti al bando stesso. Ci precisano inoltre che anche le valutazioni finali vengono pubblicate solo in rari casi.

Le motivazioni addotte hanno quasi del ridicolo visto che non è ravvisabile nessuna controindicazione in termini di equo trattamento dei partecipanti laddove vengano pubblicate regolarmente le liste degli applicant di ogni singolo bando e le valutazioni ottenute dalle singole proposte progettuali, ovviamente a valutazione ultimata.

Questo è confermato dal fatto che altre direzioni dell’UE e decine di donatori internazionali pubblicano sistematicamente queste informazioni per dovere di trasparenza e in alcuni casi per adempiere a specifiche normative sul diritto di accesso alle informazioni (vedi freedom of information act). Rimanendo in casa UE queste modalità sono comunemente utilizzate dalla DG ambiente e DG educazione (per esempio nel programma Erasmus+). Questa modalità di Devco è quindi una precisa scelta di quella amministrazione e non certo dovuta a regole o procedure imposte dall’esterno.

La pubblicazione di queste informazioni, che non richiede nessun aggiuntivo costo o carico di lavoro, dovrebbe essere garantita sia per le cosiddette call globali che per quelle che si svolgono nei singoli paesi partner a gestione delle singole Delegazioni.

La strada verso la trasparenza e l’era dell’opendata sono ancora un orizzonte lontano anche a Bruxelles.


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