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Operazione doganale internazionale “FAKE”

Data: 08/11/2005

Quasi 30.000 pile contraffatte nel porto di Salonicco, 60.000 lampadine nel porto di Gioia Tauro, varie centinaia di migliaia di pacchetti di sigarette di marche contraffatte nel porto di Anversa e decine di tonnellate di abiti contraffatti un po’ ovunque in Europa. Ecco solo alcuni esempi della grande quantità di prodotti sequestrati in seguito all’operazione doganale «FAKE». Quest’azione congiunta dei 25 Stati membri dell’Unione, che è la prima ad essere stata coordinata all’interno della nuova infrastruttura tecnica permanente dell’Ufficio europeo per la lotta antifrode (OLAF), è stata organizzata dall’OLAF e dalla DG Fiscalità e unione doganale della Commissione europea dal maggio del 2005. I suoi risultati finali sono stati presentati oggi a Bruxelles e a Roma.
“L’assistenza amministrativa reciproca in campo doganale costituisce un elemento fondamentale per la tutela degli interessi finanziari dell’Unione europea”, ha sottolineato Siim Kallas, vicepresidente della Commissione europea incaricato degli affari amministrativi, dell’audit e della lotta antifrode. “Poiché i dazi doganali ed una parte dell’IVA rappresentano una quota importante del bilancio comunitario, contiamo sulla stretta cooperazione dei servizi nazionali. L’operazione ‘Fake’ ne è un ottimo esempio”, ha dichiarato a Bruxelles. “Visti gli effetti economici negativi sulle imprese europee ed i rischi per i consumatori, oltre il fatto che è preferibile lottare contro questa piaga con azioni concrete e non con le parole, è fondamentale mobilitare le nostre risorse contro la minaccia della contraffazione”, ha aggiunto il commissario incaricato della fiscalità e dell’unione doganale, László Kovács.

I prodotti contraffatti rappresentano oggi dal 5 al 9% del commercio mondiale, una quota che è in costante aumento, e comportano da 200 a 300 miliardi d’euro di mancato profitto in tutto il mondo. Le autorità pubbliche registrano un’importante perdita di introiti fiscali, in particolare l’IVA ma anche dazi doganali, per colpa di un’economia sommersa che colpisce direttamente le risorse proprie dell’UE e finanzia la criminalità organizzata.

I prodotti contraffatti d’origine cinese erano nel mirino dell’operazione doganale congiunta che, con il nome in codice “Fake”, si è svolta alle frontiere marittime ed aeree dell’UE tra il 17 ed il 27 maggio 2005. L’operazione si è conclusa questa mattina a Roma con una riunione d’informazione tra i rappresentanti della Commissione e di tutti gli Stati membri.

L’operazione “Fake” ha mobilitato oltre 250 agenti doganali in tutta l’UE. Le amministrazioni doganali dei 25 Stati membri dell’Unione europea hanno collaborato strettamente sotto il coordinamento dei servizi della Commissione (OLAF/DG “Fiscalità e unione doganale”), intensificando lo scambio di informazioni utili ad identificare più precisamente i flussi di merci contraffatte all’interno del traffico commerciale normale. L’operazione ha riguardato la maggior parte dei porti e degli aeroporti internazionali dell’UE per un periodo di due settimane ed è stata diretta da una squadra composta da una decina di funzionari di collegamento degli Stati membri e di funzionari della Commissione a partire dalla nuova infrastruttura tecnica permanente di sostegno alle operazioni doganali congiunte, con sede nei locali dell’OLAF a Bruxelles.


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