English version

altre informazioni 1

Data: 10/05/2017

Ha accusato le Ong di non operare sempre in coordinamento con la Guardia costiera per poi correggersi il 9 maggio affermando che “ho dati ufficiali che confermano che la Guardia costiera ha sempre dato le indicazioni alle Ong”. Ma ai dati ufficiali aggiunge subito: “Non ho però la certezza che tutti i salvataggi siano avvenuti nel rispetto delle regole”… “il rischio c’è e ho il dovere di dirlo, oltre che di verificare”. “Come si fa ad escludere che siano state chiamate direttamente? Non è stato provato, ma non è neanche escluso”.

“A prescindere dal fatto che ancora non ci risulta e probabilmente non sono perseguibili, si deve poter supporre quantomeno…”: con queste e simili affermazioni, per i normali cittadini è veramente difficile seguirla, signor procuratore. Lei ci ha aperto ad un mondo del sospetto in cui non sapevamo di trovarci. E ancora. “È consentito a delle organizzazioni private di sostituirsi alle forze politiche e alle volontà delle nazioni nel creare questi corridoi e nello scegliere le modalità per creare questi corridoi? È consentito che siano loro a sostituirsi agli Stati? Il problema che mi pongo è il seguente: questi soggetti, a prescindere dal fatto che ancora non ci risulta e probabilmente non perseguiranno profitti privati, si rendono comunque responsabili del reato quantomeno di cui all’articolo 12 della cosiddetta «Bossi-Fini» (immigrazione clandestina) oppure no? Per questo vi dico che non appena si verificherà un caso che mi dia la possibilità di farlo, su questo aprirò un’indagine, perché evidentemente si può dubitare del fatto che sia lecito scegliere comunque il porto di approdo e portare in Italia dei migranti che non dovrebbero finire in Italia. Questo è il dato oggettivo che io debbo in questo momento certificare”. Ma non ha dichiarato, signor procuratore, che non sono le Ong ma la Guardia costiera ad aver deciso e a decidere sempre il porto di sbarco? E perché non ricorda che è proprio “la volontà delle nazioni” espressa in codici, convenzioni e accordi internazionali a prescrivere la salvezza della vita umana considerandola prioritaria su tutto?

“Sto parlando di ipotesi di lavoro, ovviamente”, ha spesso ripetuto. “Non voglio fare attività di criminalizzazione delle Ong. A loro va la mia piena condivisione del principio di solidarietà”. “Noi partiamo da ipotesi, partendo da quella peggiore, che è quella di un consapevole accordo che sarebbe potuto intercorrere tra le Ong e queste organizzazioni criminali”. Il dubbio deve, naturalmente, essere alla base della sua azione contro il crimine. Ma il dubbio esternalizzato può avere l’effetto di una spada che ferisce. E avrebbe dovuto saperlo, o almeno immaginarlo, se solo fosse riuscito ad avere uno sguardo fuori dalle finestre e dalle carte della sua procura. Capisco che non è facile, data la sua dedizione al lavoro che, come spesso la nostra, è meritoriamente totalizzante. Ma sarebbe stato necessario.
Se le dicessimo, signor procuratore, che lei agisce per fini politici (non è provato ma non è neanche escluso, come ama ripetere) come si sentirebbe? Eppure lei ha usato continuamente questo approccio nelle sue esternazioni pubbliche, che non si può non definire ambiguo o comunque ambiguo nella comunicazione, prestandosi a strumentalizzazioni di ogni tipo, in questa fase politica basata su veleni e scontri in ogni singola occasione.

“Mi spiacciono le strumentalizzazioni che ci sono state” ha dichiarato. E sono certo che è sincero. Però ha fatto di tutto per farsi strumentalizzare e per gettare, in particolare nella prima fase, una nuvola di sospetti sulle Ong che peserà, peserà molto, anche per i danni che ne possono derivare sulla loro immagine e la loro credibilità, al di là delle sue intenzioni e delle correzioni che ha portato alle sue dichiarazioni negli ultimi giorni.
Dalle sue affermazioni risulta evidente che lei conosce molto poco il mondo delle Ong, le loro fonti e modalità di finanziamento, il sistema dei controlli interni che hanno adottato, le ispezioni a cui sono periodicamente sottoposte dalle istituzioni pubbliche nazionali, europee e internazionali da cui ricevono finanziamenti per le attività, che sono a loro volta valutate. Perché dubitarne prima ancora di cercare di saperne di più? Ed è facile, signor procuratore: basta chiedere loro le informazioni che le servono.
Conosce probabilmente poco anche i principi (universalmente adottati) che esse seguono: dall’imperativo umanitario, cioè l’imprescindibile e assoluto dovere di soccorrere, all’indipendenza rispetto a qualsiasi entità e opzione politica, alla non discriminazione di fronte a qualsiasi essere umano in bisogno e in pericolo. Senza questi principi non sarebbero più organizzazioni umanitarie. Quindi non potranno mai rinunciarvi.


Pagina precedente