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Lettera aperta al Procuratore Zuccaro

Data: 10/05/2017

È possibile che il Procuratore di Catania Zuccaro sia diventato il “pull factor” delle strumentalizzazioni politiche e del polverone mediatico di queste settimane? A chiederlo direttamente all’interessato è Nino Sergi con una lettera aperta nella quale sottolinea quanto le polemiche sulle ONG non siano stati utili alla piena chiarezza ma abbiano “contribuito ad alimentare confusione e nuovi veleni”. Di seguito il testo integrale della lettera.


Egregio dottor Zuccaro,
mi permetta di esprimerle a cuore aperto e senza intento polemico alcune perplessità e qualche punto interrogativo che mi pongo e che molti, le assicuro, si pongono in questi giorni. È l’interesse ad approfondire le problematiche da lei affrontate che mi spinge a scriverle, avendo vissuto per molti anni nel mondo delle organizzazioni non governative e degli interventi umanitari.
La sua storia parla di una persona di alto profilo, che ha coordinato con intelligenza e competenza indagini delicate, con significativi risultati nella lotta alla mafia e al crimine organizzato. Riconosciute sono anche la sua riservatezza, la sua indipendenza e le sue scelte severamente basate sul diritto.
È proprio questa immagine di rigore giuridico e personale che fa apparire enigmatiche le modalità dichiarative e comunicative che ha seguito sulla questione dei salvataggi in mare, dalle prime affermazioni al Comitato parlamentare “Shengen”, il 22 marzo scorso, fino a quelle odierne alle Commissioni parlamentari “Migranti” e “Antimafia”, passando attraverso svariate interviste ed esternazioni mediatiche.
A preoccuparci non sono quindi le indagini sulle Ong. Se la procura ritiene di avere seri e veri motivi per avviarle lo faccia: non ci troverà mai contrari, dato che il nostro mondo è e deve continuare ad essere trasparente. Ci preoccupano il fango, le speculazioni e le strumentalizzazioni politiche che sono seguite alle sue ripetute parole che rimangono, come da lei affermato, supposizioni, sospetti, ipotesi di indagine, basate forse su qualche fatto, ma ancora tutto “da verificare e valutare” e che “non assume alcun valore di prova”.

Senza volerlo, lei è divenuto un “pull factor” delle strumentalizzazioni politiche e del polverone mediatico di queste settimane, che non sono certo stati utili alla piena chiarezza ma hanno contribuito ad alimentare confusione e nuovi veleni, come se non ce ne fossero già abbastanza. Si è sfiorata perfino la criminalizzazione della solidarietà da parte di alcuni politici e media.
Nelle audizioni dal 3 maggio in poi ha precisato meglio il suo pensiero riguardo alle Ong e al valore della loro azione e ha chiarito maggiormente le sue intenzioni: “il fucus non sono le Ong ma le organizzazioni criminali, il traffico di migranti” e “l’accaparramento di risorse da parte delle mafie”, dato che “c’è una massa di denaro destinata all’accoglienza dei migranti che attira gli interessi delle organizzazioni mafiose”. Ha inoltre puntualizzato che ha ritenuto utile esternare le sue opinioni e supposizioni proprio perché la sua procura è ancora nella fase di pre-indagine, distinta da quella investigativa vera e propria che ancora non c’è; e sulla quale la riservatezza sarà invece assoluta.

Ho apprezzato molte delle cose da lei riferite al Parlamento. Alcune le ho imparate e glie ne sono grato, altre mi sono sembrate scontate, perfino ben conosciute, anche se presentate come primi risultati di indagini. Ho anche potuto notare che le sue proposte concrete (poche in verità, rispetto alla quantità di problemi e giudizi, anche politici, da lei enunciati) si sono materializzate in particolare negli ultimi giorni, lasciando intendere che le prime esternazioni di marzo erano soprattutto basate su un’indefinita supposizione di colpevolezza delle Ong (tutte quante, nell’audizione del 22 marzo) la cui presenza è, a suo avviso, il principale fattore di impedimento dell’azione investigativa della procura.
Dalle Ong in mare considerate in blocco è poi passato ad “alcune Ong”, fino a venire ora a conoscenza che solo la procura di Trapani ha iscritto nel registro degli indagati “un” comandante di nave e i membri dell’equipaggio per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina a causa di un salvataggio in acque libiche che sarebbe avvenuto senza una richiesta di soccorso. Un salvataggio di vite umane senza seguire la procedura, per usare un linguaggio più semplice.

Ha accusato le Ong di essere “quasi sempre più vicine al luogo del soccorso di qualsiasi altro peschereccio o imbarcazione che si trovi a operare nel Mediterraneo” ma ha anche aggiunto “che è facilmente comprensibile perché lo scopo delle Ong è proprio quello di andarli a cercare” mentre gli altri natanti hanno scopi differenti, quali la pesca o il commercio.


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