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Fico, un'idea da leccarsi i baffi

Data: 14/11/2017

Si chiama FICO la Disneyland della tradizione enogastronomica del nostro Paese.

Il nome è l’acronimo di Fabbrica italiana Contadina Eataly World, una creatura di Oscar Farinetti, ideatore e patron di Eataly .
FICO sorge a Bologna, in via Paolo Canali, all’interno dell’area del Centro Agro-Alimentare, in una zona industriale poco lontana dal centro bolognese.
Chi andrà a visitare FICO, in apertura ufficiale il 15 novembre, si troverà di fronte un’enorme distesa di terra e innovazione:

• 80mila quadrati di superficie pari a 11 campi di calcio, 10 ettari distribuiti tra una zona dedicata al mondo contadino, due ettari scoperti di campi coltivati, stalle, animali e un’area coperta di 8 ettari, energeticamente autosufficiente grazie agli impianti fotovoltaici, in cui si può assistere alla trasformazione del frutto della terra e dell’opera degli animali in prodotto finito e pronto da gustare.
• 40 fabbriche specializzate nelle eccellenze italiane;
• 45 luoghi di ristoro, botteghe e aree dedicate allo sport, ai bambini, alla lettura, ai servizi.

All’impresa partecipano:

• 150 aziende, con i loro spazi espositivi e dimostrativi;
• sei aule didattiche;
• un teatro;
• un cinema;
• un centro congressi in grado di accogliere da 200 a 1000 persone, persino;
• un centro postale da cui spedire;
• le preziosità gastronomiche di cui è capace l’Italia.

FICO non è importante solo perché è il tempio del made in Italy ma anche perché è occasione di valorizzazione della tradizione contadina e di come, solo preservandola, si può restituire un patrimonio di cultura su cui innestare l’innovazione.

La struttura vuole essere:
A) un’occasione per il mondo del lavoro:
• sia per i cittadini: FICO già occupa circa 700 addetti, per lo più giovani, e che andranno ad aggiungersi ad un indotto che si attesta sulle 3mila unità;
un’opportunità per le imprese:
avranno modo di farsi conoscere sulla piattaforma imprenditoriale, la quale raccoglie la biodiversità e le ricchezze da tutto il territorio nazionale, rendendo visibili anche imprese meno note e in aree remote del Paese.

B) un’occasione di studio, cultura ed educazione.
L’economista Andrea Segrè, che ha fatto della campagna contro lo spreco del cibo una battaglia di cultura, è infatti il presidente della Fondazione Eataly, madre di FICO. Affidando a lui il ruolo di guida, il parco enogastronomico non sarà solo una Disneyland ma una grande fattoria didattica dentro la struttura ci sono 120 aziende che fanno didattica per insegnare la tradizione e l’innovazione dell’agroalimentare italiano.
L’opportunità per le imprese per mostrare come si trasforma il latte nel formaggio o qualunque altra materia prima e quanta scienza e tecnica è contenuta nel lavoro delle nostre imprese.

Come l’ha definita il patron Farinetti, FICO sarà un’idea da “leccarsi i baffi”.


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