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L’Italia si classifica la 14° posto del “Commitment to Development Index 2017”

Data: 27/09/2017

Aiuto internazionale e tecnologia. Sono questi i due settori in cui l’Italia occupa le posizioni più basse nel Commitment to Development Index 2017 (CDI), il report che analizza lo sforzo dei 27 Paesi più ricchi del mondo nel contesto della cooperazione internazionale prendendo in considerazione copre sette aree politiche distinte: Aiuti, Finanza, Tecnologia, Ambiente, Commercio, Sicurezza, Migrazioni. Nel complesso, rispetto ai dati dell’anno scorso, il nostro paese ha risalito la china scalando due posizioni, passando dal sedicesimo al quattordicesimo posto.

Per assegnare i punteggi ai diversi Paesi il CGD (Centre for Global Development) ha analizzato migliaia di dati utilizzando oltre un centinaio di indicatori per misurare ogni componente e trovare una classifica generale. I Paesi vengono valutati come virtuosi se hanno una buona predisposizione per aiuti di qualità, trasparenza finanziaria, politiche di migrazione aperte ed efficaci che promuovono l’integrazione. Inoltre, guadagnano punteggio le nazioni che valorizzano i beni pubblici globali sostenendo la ricerca e lo sviluppo tecnologico, che tutelano l’ambiente e che contribuiscono alla sicurezza globale, favorendo la pace e vietando la vendita di armi alle nazioni povere e non democratiche.
Come gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, il CDI riconosce che il progresso dello sviluppo è olistico. Ma mentre gli SDG si concentrano sui risultati e su tutte le nazioni, il CDI sottolinea come le politiche dei paesi più ricchi possono fare una grande differenza.

Dopo la Danimarca al primo posto come punteggio totale seguono gli altri Paesi scandinavi. La Svezia dimostra essere la nazione che dà il maggior sostegno per il clima globale e la biodiversità, classificandosi per prima per l’attenzione all’ambiente. La Finlandia è al top in finanza. La Germania si colloca al quinto posto dell’Indice del 2017, soprattutto grazie alle politiche in materia di migrazione che ha visto aprire le porte del paese a un gran numero di rifugiati. Ha inoltre migliorato tecnologia, commercio, ambiente e l’aiuto, rispettando l’impegno internazionale dello 0,7 per cento del reddito nazionale sull’assistenza allo sviluppo all’estero. Si colloca invece più in basso rispetto a finanza e sicurezza.

La Francia continua a mantenere la sua posizione al centro del G7, classificata al di sopra della media, in termini di sicurezza, tecnologia, commercio, finanza e ambiente. La Francia potrebbe migliorare gli ostacoli al commercio dei servizi, integrando i migranti e sviluppandosi sui progressi compiuti per aumentare lo 0,38% del reddito nazionale che spende per gli aiuti all’estero.
Il Regno Unito è al settimo posto insieme all’Olanda, esibendosi più forte sugli aiuti e sul commercio, ma al di sotto della media in materia di tecnologia e migrazione. Nonostante abbia una quota elevata di studenti provenienti dai paesi emergenti, il Regno Unito potrebbe migliorare aumentando l’accoglienza di richiedenti asilo e di rifugiati.
Gli Stati Uniti invece si collocano al 23° posto su 27: sono infatti superati da tutti i Paesi dell’Europa centrale (Ungheria, Repubblica Ceca, Repubblica Slovacca e Polonia), il cui reddito pro capite, però, è inferiore alla metà di quello degli Stati Uniti. Le migliori prestazioni USA riguardano il commercio e la sicurezza.
Corea del Sud e Giappone sono posizionati agli ultimi posti dell’Indice: i punteggi della Corea del Sud su ambiente e sicurezza sono i più bassi nel CDI, mentre il Giappone è in fondo per sicurezza, migrazione, ambiente e commercio. Entrambi i paesi, però, hanno un ottimo punteggio sulla componente tecnologica, con la prima posizione della Corea del Sud e il quinto posto del Giappone.

I dati sull’Aiuto
Sebbene solo pochissimi Paesi rispondano all’obiettivo fissato a livello internazionale di spendere lo 0,7% del reddito nazionale lordo sugli aiuti, questa voce è ancora un’importante fonte di finanziamento per alcuni dei paesi più poveri al mondo. Oltre alla quantità dell’aiuto, il CDI valuta la qualità degli aiuti misurata con la valutazione più recente della Qualità dell’Official Development Assistance (QuODA), che esamina l’assistenza allo sviluppo da parte di ciascun donatore su 31 indicatori basandosi sui principi di efficacia ed efficienza dell’impatto sullo sviluppo, favorendo le istituzioni, riducendo gli oneri sui destinatari e promuovendo la trasparenza.


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