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N 4 - 2015 Newsletter EuropaRegioni - AICCRE

Data: 23/01/2015

Newsletter dell'AICCRE - Associazione italiana per Consiglio dei Comuni e delle Regioni d'Europa - N. 4 Gennaio 2015


• “Europa per i cittadini”: le priorità per il 2015

Alla fine dello scorso anno, la Commissione europea ha adottato il suo programma di lavoro per il Programma “Europa per i cittadini” nel 2015 e ha definito le priorità annuali del programma. Per le azioni sostenute nel quadro delle “Città gemellate” e delle “Reti di città” Strand 2 – Impegno democratico e partecipazione civica, si richiede di: Dialogare sul futuro dell’Europa. “Il Dibattito sul futuro dell’Europa: nell’attuale dibattuto sull’Unione europea in temi di crisi economica e a seguito delle elezioni parlamentari tenutesi a maggio 2014, emerge chiaramente il bisogno di approfondire la discussione sul futuro dell’Europa e, in particolare, su quale tipo di Europa i cittadini vogliono, anche nell’ottica di stimolare nuove forme di partecipazione civica e di rafforzare quelle già esistenti. Tale dibattito dovrebbe prendere le mosse dagli avvenimenti accaduti nella storia europea e, soprattutto, considerare i risultati concreti ottenuti dall’Unione europea. Il dibattito non dovrebbe essere circoscritto ai cittadini che sono già in favore dell’Unione europea, ma dialogare anche con i cittadini che finora non hanno supportato l’idea dell’Unione o che la rifiutano o che pongono in discussione i suoi traguardi raggiunti”. Approfondisci.


• Fondi europei non spesi: l’Italia ci ricasca
L’Italia non ha speso circa 4 miliardi di euro di fondi europei nell’anno appena trascorso. Dicono questo i dati recentemente pubblicati dalla Commissione europea sulla programmazione 2014-2020. In base a un monitoraggio della Commissione europea, sono 21 i miliardi di euro non spesi nel 2014 che dovranno essere trasferiti sul bilancio 2015. Una buona parte di questo denaro riguarda l’Italia: 4,1 miliardi di euro. Il nostro Paese, infatti, ha lasciato nel congelatore il 66% delle sue risorse, rivelandosi il quinto peggior paese europeo nella classifica della capacità di spesa. Stando ai dati della Commissione, l’Italia non è riuscita a utilizzare nel corso del 2014 il 66% dei fondi europei che avrebbe dovuto spendere entro la fine dell’anno: si tratta di 4,1 miliardi di euro. La partenza della programmazione 2014-2020, influenzata negativamente anche dall’andamento della vecchia programmazione, è stata fortemente ritardata. La Commissione, per rimediare al problema, ha proposto di trasferire questo denaro sul 2015, ma resta il fatto che il nostro è il quinto peggior Paese dell’Unione per capacità di spesa. Peggio dell'Italia hanno fatto la Repubblica ceca, che addirittura non ha speso nemmeno un euro, la Romania (ferma al 78%), il Lussemburgo (69%), e l’Irlanda (67%). Su livelli molto vicini ai nostri, poi, ci sono diversi paesi: si tratta di Spagna (61%), Gran Bretagna, Svezia e Bulgaria (54%). Molto meglio è andata la Germania, che non ha impiegato appena il 16% dei fondi, mentre la Slovacchia, l’Austria, la Polonia, la Lettonia, la Finlandia, il Portogallo, la Lituania, l’Olanda e la Slovenia hanno speso tutto o hanno mancato il 100% per percentuali risibili. In totale, sono 21 i miliardi che l’esecutivo comunitario ha formalmente chiesto di spostare sul bilancio 2015.


• Catanzaro dice no alla soppressione Province
Il Consiglio provinciale di Catanzaro ha nei giorni scorsi approvato, all’unanimità, l’ordine del giorno “No all’Italia senza Province”, nell’ambito dell’iniziativa nazionale dell’UPI contro la soppressione degli enti intermedi, che ha visto riunirsi in seduta straordinaria e aperta le assemblee delle 107 Province italiane. L’assemblea ha votato il documento in cui si chiede di razionalizzare gli enti intermedi attraverso la riduzione del numero delle amministrazioni, di ridefinirne le funzioni perché non vi sia più quella sovrapposizione che crea burocrazie e sprechi inutili, di restituire ai cittadini la possibilità di giudicare chi amministra cancellando le società e le agenzie che sono guidate da consigli di amministrazione di nominati, di riordinare gli uffici periferici dello Stato. “Il Consiglio provinciale – si legge nell’ordine del giorno - dice no ad un’Italia senza Province perché ci sarebbero meno garanzie democratiche; verrebbero garantite meno opportunità a chi è più debole; diminuirebbe l’identità locale fatta di storia e cultura; le Istituzioni si allontanerebbero dai cittadini. Nel corso della seduta del Consiglio è intervenuto il Vicepresidente dell’Assemblea Emilio Verrengia, che è anche Segretario generale aggiunto dell’AICCRE.


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