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Agenzia per la Cooperazione, un’occasione da non sprecare

Data: 28/01/2014

Il primo passo della riforma della cooperazione è andato a buon fine, il testo di Pistelli è stato approvato la scorsa settimana dal Consiglio dei Ministri. Chi ha seguito il dibattito e i tentativi di riforma degli ultimi 15 anni capisce bene l’importanza di questo passaggio e le opportunità che offre per rilanciare davvero il ruolo dell’Italia nella cooperazione internazionale. La nuova legge può mettere le ali a questo settore e rilanciare il ruolo di centinaia di attori governativi e non che la cooperazione può mobilitare dal nostro paese verso il mondo.

L’impianto della riforma è sostanzialmente condiviso anche grazie al lungo processo che ha preceduto questo sprint finale portato avanti dal vice ministro Pistelli, lo testimonia il fatto che le poche voci e commenti delle ultime settimane si sono manifestate con toni fiduciosi e incoraggianti.
Il testo nel suo complesso tende a riscrivere la cooperazione attualizzandola al contesto attuale ma rimane fermamente ancorata all’impianto storico a forte guida governativa. Questo può rappresentare un rischio, quello di riformare il settore con un impianto già superato o comunque in crisi. I dati OCSE sul ruolo governativo nell’aiuto allo sviluppo degli ultimi anni mostrano un progressivo disimpegno dei governi anche dovuto alle sollecitazioni interne e all’aumento delle povertà di casa nostra. L’Italia è tra i primi esempi di disimpegno rispetto agli obiettivi concordati a livello internazionale, nonostante la lieve controtendenza degli ultimi due anni restiamo lontani anni luce dal famoso 0,7% del pil. Una riforma come quella messa in campo da Pistelli perderebbe qualunque senso se l’investimento italiano in questo settore non aumentasse con scatti percentuali importanti nei prossimi anni.

Veniamo alla novità più consistente del testo governativo, la creazione dell’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo (AICS). Pistelli rassicura, dopo le accuse preventive del Fatto Quotidiano, che non si tratterà di un carrozzone bensì di un agile e veloce “vascello corsaro”.
Secondo molti la creazione dell’Agenzia rappresenta un’occasione imperdibile per liberare la cooperazione italiana dalle sabbie mobili della politica e della diplomazia, poteri che fino ad oggi ne hanno condizionato pesantemente lo sviluppo e la fama. Ricordiamo che la cooperazione italiana non è precisamente una storia di successo semplicemente da riammodernare per questo motivo sarebbe stato utile inserire elementi di novità e discontinuità nella nuova legge.

Ebbene l’Agenzia potrebbe essere l’asso nella manica per voltare pagina e costruire su basi nuove il futuro della cooperazione italiana. A leggere con attenzione la relazione tecnica allegata al testo approvato in CdM qualche dubbio è lecito sollevarlo soprattutto adesso che accorgimenti e modifiche possono ancora essere effettuati prima del varo definitivo della riforma.
Il vascello corsaro di Pistelli è ancora da costruire ma è già chiaro che si dovrà portare in viaggio parecchie zavorre. Nei capitoli della relazione che trovate in basso si evince che l’equipaggio di partenza è composto da un travaso di dipendenti ed esperti della Direzione Generale Cooperazione allo Sviluppo del MAE (DGCS) e dell’Istituto Agronomico d’Oltremare (IAO), ente da anni nel mirino della spending review che trova nell’Agenzia un riciclaggio perfetto.

E quale sarà il porto di partenza del vascello? Ovviamente Roma con scalo secondario a Firenze.
“L’ipotesi considerata più economica e con evidenti vantaggi di natura funzionale è quella che prevede la continuazione dell’utilizzo dei locali ove attualmente è situata l’Unità Tecnica Centrale della DGCS in via Contarini (immobile demaniale in comodato a titolo gratuito). Tali locali, peraltro, di superficie totale pari a 2.700 mq non sono sufficienti per le 202 unità di personale dell’Agenzia in servizio presso la sede centrale (corrispondenti all’organico complessivo di 200 dipendenti di ruolo, previsto dall’articolo 18, comma 1, cui devono essere sottratte le 28 unità ex IAO che restano nella sede secondaria di Firenze e le 20 in servizio all’estero, ed aggiunti i 50 esperti di cooperazione di cui all’articolo 30, comma 4 del disegno di legge). La soluzione più idonea e di minor costo è quella di usufruire anche di parte delle palazzine cosiddette ex Civis cedute al Ministero degli Affari Esteri anni fa, situate nella stessa area utilizzata dall’Unità Tecnica Centrale della Direzione Generale per la Cooperazione allo Sviluppo e rimaste sinora inutilizzate. In tale ipotesi l’Agenzia potrebbe disporre di una superficie complessiva fino a 3.760 mq, necessaria ad assicurare i compiti di istituto con tutti i relativi servizi. Naturalmente per poter utilizzare le palazzine ex Civis sono da prevedere interventi di ristrutturazione”.


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